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Il complesso formato da unita' centrale e unita' dischi, visto da davanti e da dietro. Notare, nella foto di destra, il grosso cavo dell'interfaccia di collegamento di massa, fornito assieme alla macchina. Il secondo slot, libero, serve per collegare una seconda unita' dischi o il box di espansione.
di semplicita' forse non avrebbe guastato.
L'interno dell'unita' centrale si sviluppa in due piani, entrambi occupati dall'elettronica, su quello superiore si trovano anche i due slot di espansione, molto ingombranti in quanto i cavi terminano non con un semplice connettore ma con un'intera scheda a circuito stampato racchiusa in un apposito scatolino. Sul lato destro si trova tutta la parte elettrica: il grosso trasformatore, i circuiti di alimentazione ed una ventola che provvede alla circolazione forzata dell'aria all'interno. Dentro l'unita' a dischi troviamo piu' o meno la stessa cosa; particolari da notare sono i due drive, fissati fra di loro con lamierini metallici, la sezione alimentatrice di grandi dimensioni, la ventola di aerea zione situata in una posizione alquanto strana, ed il cavo di interfaccia, ultraschermato e a ben trentasei capi.

Il software di base
Abbiamo detto che l'FP-1100 lavora in ambiente "tipo" CP/M, e conviene subito chiarire la questione. Cominciamo col dire che il microprocessore adottato non e' lo Z-80 ma un non meglio precisato "compatibile" (testuale sul manuale). Di CP/M, in effetti, c'e' poco: all'accensione della macchina ci si trova subito in Basic quindi niente bootstrap da dischetto e operazioni connesse. Il CP/M, pero', c'e', ma e' opzionale: la casa fornisce a richiesta un dischetto contenente il sistema operativo, dal quale si puo' fare il boot. In questo modo ci si trova in un "vero" ambiente CP/M. Probabilmente l'affermazione della casa va intesa nel senso che il Basic disponibile , chiamato C82, e' Microsoft compatibile; ma da qui alla compatibilita col CP/M ce ne corre. Sistema operativo e Basic sono, comunque, su ROM, e quindi sempre disponibili ma, di contro, non sostituibili. Fatte le dovute precisazioni, parliamo piu' approfonditamente dell'insolita struttura software dell'FP-1100.
La cosa forse piu' inusuale e' che in memoria possono essere tenuti fino a dieci programmi indipendenti. No, non come pensate voi: niente "concurrence" o
multi-programmazione, i dieci programmi stanno li e basta; mentre uno viene eseguito, gli altri si limitano a starsene buoni buoni a guardare. In effetti l'utilita' di avere dieci programmi in memoria potendone eseguire solo uno per volta non ci e' molto chiara. Comunque, per la cronaca, sappiate che e' possibile spostare un programma da una "zona" all'altra, selezionare il programma da eseguire, concatenare due programmi residenti in zone distinte (attenzione: solo concatenare, non fare un vero merge).Inoltre durante l'esecuzione i vari programmi si possono passare il controllo l'un l'altro tramite le istruzioni GOTO PROG e GOSUB PROG; l'area dati e' comune ai vari programmi, e quindi una variabile definita in un programma risulta automaticamente accessibile da tutti gli altri.
Un'altra particolarita' dell'FP-1100 e' che le variabili una volta definite, continuano a sopravvivere praticamente in
eterno: il RUN non le cancella, e si puo' perfino editare un programma cancellando, modificando e aggiungendo le linee, senza che questo le disturbi minimamente. Cio' da un lato e' molto comodo, ma dall'altro crea qualche fastidio: ad esempio obbliga ad iniziare i programmi con un'istruzione CLEAR (l'ammazza-variabili di sistema), altrimenti dopo pochi RUN successivi ci si trova con la memoria piena ed il programma che non ne vuoi sapere di partire; e vatti a ricordare che la colpa e' di tutte le stringhe e le matrici che hanno continuato ad ammucchiarsi man mano!
Fra i comandi di sistema sono da citare il SYSTEM, che mostra quali delle dieci zone di programma sono effettivamente occupate, con relativo ingombro in byte, ed il VARLIST che stampa la tabella delle variabili attive indicandone il tipo: naturalmente tutte mischiate fra i vari programmi...

L'inserimento dell'interfaccia dischi nell'apposito slot. Notare le dimensioni
del connettore, che in realta' e' una scheda a circuito stampato.

Estratto da MCMicrocomputer n� 30, edizioni Technimedia, Roma
Autorizzazione alla pubblicazione concessa.