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completamento del comando (nome del file o dei file, drive di destinazione eccetera, a seconda della funzione richiesta). Questo discorso vale per i comandi: backup, concat, copy, rename e scratch, che ora è possibile eseguire molto più semplicemente eliminando la macchinosità del print# (tra l'altro in questa forma sono molto più facili da ricordare). Vediamoli brevemente: lo scratch serve per cancellare un file (dati o programma), il | rename
per cambiargli nome, il copy per duplicarlo (il nuovo file può a scelta
essere creato sul medesimo disco o su quello inserito nell'altro
drive); il backup serve, invece, per la copia dell'intero dischetto. Il
comando concat, infine, è interessante perché consente il
concatenamento di due file (deve trattarsi di file dati, di tipo
sequenziale): è utile soprattutto quando si vogliono aggiungere,
in coda ad un file che già esiste, delle informazioni temporaneamente
immagazzinate in un «file di servizio». Una cosa che non ci è piaciuta:
se si vuole salvare un programma con il nome di un altro già esistente,
bisogna includere nel comando save o dsave il carattere «@», altrimenti
il file non viene rimpiazzato. Fin qui tutto bene, anzi può essere
utile dover essere consapevoli di perdere il contenuto del primo file.
Ma, qualora si tenti di salvare il programma con un nome già esistente
e si dimentichi di «autorizzare» la perdita di quest'ultimo, il sistema
dovrebbe a nostro avviso segnalare «programma non salvato»: altrimenti,
a meno di non usare il verify e se non ci si accorge in tempo i
dell'errore, spegnendo la macchina o richiamando un altro programma si
perde definitivamente quello che si crede di aver salvato. Sempre per
il trattamento dei file sequenziali, è da segnalare che il BASIC 4.0 è
stato dotato del comando append, che consente di aggiungere
direttamente dei dati in coda ad un file (sequenziale). La istruzioni
per la scrittura e la lettura sono le solite: print#, input# e get# (lettura un byte alla volta); il comando record#, aggiunto nel nuovo BASIC, serve per il posizionamento del puntatore per l'accesso ai file di tipo random. I classici comandi open, close, save e load sono stati affiancati dai corrispondenti dopen, dclose, dsave e dload: la differenza è che i primi possono essere rivolti anche al nastro ed è quindi necessario specificare il dispositivo cui sono riferiti (8 per il floppy), mentre i secondi servono solo per la gestione del disco e non è quindi necessario specificare l'indirizzo. Il verify è rimasto invariato (verifica che il programma in memoria sia conforme a quello registrato su disco), mentre l'header e il collect servono il primo per formattare un nuovo disco (nel 3.0 il comando corrispondente è PRINT#1,"N seguito dal nome e dall'ID da attribuire al disco), il secondo per «ripulire» il dischetto creando una nuova BAM, compattando ed eliminando gli spazi sprecati in seguito ad eventi come cattive chiusure di file o salvataggi successivi, con il medesimo nome, di programmi di diversa lunghezza. La creazione di una BAM più opportuna ha come effetto una maggiore disponibilità di spazio utile sul disco (in seguito al minore spreco) ed un aumento di velocità nel trattamento di file di una certa lunghezza, che il collect alloca in modo che vengano «spezzati» meno possibile. Il collect corrisponde, in linea di massima, al precedente comando validate. In merito alle altre istruzioni del BASIC, non vi sono grosse diversità rispetto alla versione 3.0 ed alle possibilità degli apparecchi della stessa classe. Segnaliamo positivamente la capacità di trattare matrici fino a 255 dimensioni, in cui |
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Sopra: una vista della tastiera, che è fissata al coperchio del contenitore. Sotto: un particolare dell'avvisatore acustico, sullo spigolo anteriore destro del board. Il suono emesso è una specie di cinguettìo invece del classico «beep» (che avremmo giudicato preferibile). |
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Qui sotto, una vista di insieme dell'8032 aperto. Il board è fissato alla base, la tastiera al coperchio del contenitore, incernierato posteriormente. | Sopra: un primo piano della piastra madre. Notare a sinistra la fila delle RAM, a destra le cinque ROM e i due zoccoli (bianchi) liberi. Il microprocessore 6502 è verso il fondo uno dei cinque grossi integrati (quello al centro). Sotto: bastano due viti per togliere la «carrozzeria» al monitor da 12 pollici. | ||
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