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Il logo fornito sul dischetto "Language Disk".
Il benchmark basic.

tutte le altre la finestra selezionata se, per esempio, prima era parzialmente nascosta dalle altre. Manca pero' un dispositivo inverso per far andare una finestra alla quale non siamo interessati sotto alle altre: tale necessita si manifesta ad esempio quando la finestra che vorremmo e' completamente coperta da altre piu' grosse: dobbiamo spostarle, restringerle, chiuderle fino a quando non vedremo apparire un solo pezzetto della finestra che vogliamo per poi clickare su questa.
   Come per curiosare nella directory di un dischetto, per mandare in esecuzione un'applicazione basta bi-clickare la sua icona o selezionarla ed aprirla. come prima, con un OPEN. Oltre a cio' possiamo accedere a un file per stamparlo o listarlo, o se l'applicazione che lo ha creato e' "istallata" su quel dischetto, aprendo la sua icona provochiamo anche il caricamento del programma adatto. Ad esempio se apriamo l'icona di un testo creato col word-processor e questo e' istallato sul dischetto avremo l'effetto di caricare sia il programma di trattamento testi, sia il testo al quale siamo interessati.

Menu e discesa
   Portando la freccia del mouse sul bordo superiore dello schermo, su una delle scritte visibili in alto a sinistra, vedremo scendere dall'alto un'altra delle componenti dell'interfaccia grafica GEM di cui gli Atari ST dispongono: i menu a discesa. Ognuno di questi mostra un po' di opzioni previste dall'ambiente in cui ci troviamo: all'accensione avremo certi menu, se carichiamo un programma ne avremo degli altri, se usiamo il Basic altri ancora e cosi via. Una volta comparso uno di questi menu, 

possiamo scegliere l'opzione che ci interessa semplicemente puntandola col mouse e click-andoci sopra. I piu' attenti avranno notato dalle foto che alcune di queste opzioni sono scritte in nero altre in grigio: queste ultime non sono disponibili in quel momento e quindi e' impossibile selezionarle. Ad esempio, l'opzione OPEN del menu FILE risulta essere in neretto solo se abbiamo selezionato l'icona che intendiamo aprire, in grigio altrimenti.
   Dal menu a discesa relativo alla posizione VIEW possiamo effettuare alcune scelte in merito alla visualizzazione della directory di un dischetto: possiamo ad esempio indicare in quale ordine vogliamo visualizzarla o addirittura se tenerci le nostre brave icone o optare per un piu' classico catalogo composto da linee di testo.
   Ancora, sempre dai menu a discesa, possiamo installare unita' a dischi, installare applicazioni, scegliere (quando possibile) la risoluzione, i colori, la velocita' di click e altro.
   Non ultimo, possiamo passare all'emulatore di terminale VT 52 col quale, una volta collegato un modem, possiamo dialogare via telefono con chicchessia (MC Link compreso!).
   Queste due ultime features, sono disponibili nei menu a discesa, solo se sul dischetto col quale abbiamo boot-strap-ato il sistema sono presenti i file CONTROL.ACC ed EMULATOR.ACC. In caso contrario avremo un menu a discesa relativo alla voce DESKTOP piu' scarno: solo Desktop Info che visualizza alcuni messaggi di copyright della Atari Corporation.

Due dischetti
Con la macchina vengono forniti due dischetti da tre pollici e mezzo

(singola faccia), il primo intitolato "Language Disk" l'altro "1ST-WORD". Nel primo, oltre all'interprete Basic e' presente il linguaggio Logo e il programma di grafica a colori in bassa risoluzione NEOchrome, sul secondo dischetto un word processor.
Procediamo con ordine.
   Caricando il Basic, appaiono sul video 4 finestre: COMMAND, OUTPUT, LIST ed EDIT, quest'ultima sotto le altre, appena visibile negli interstizi delle prime.
   La finestra COMMAND serve per dare comandi Basic e per digitare i programmi. Dando ad esempio il comando L1ST vedremo il nostro listato scorrere nella omonima finestra. Se diamo Run, gli output avverranno nella loro finestra, cosi come per editare un programma che abbiamo precedentemente scritto o caricato.
   Il set di comandi e funzioni presenti nel Basic del 1040 e' dei piu' ricchi (ben 124 pagine del manuale spiegano uno per uno come usarli) senza considerare che con gli oltre 700 k che restano liberi una volta caricato il Basic sicuramente non avremo problemi di alcun genere per programmare tutto cio' che ci pare. Non manca ovviamente una buona gestione della grafica nonche' potenti costrutti iterativi e alternativi degni dei migliori Basic. Per gli amanti dei numeri, diremo che il benchmark Basic listato in una delle foto e' eseguito in 21 secondi circa contro, ad esempio, i circa 31 secondi circa impiegati da un IBM PC XT.
   Sempre sul dischetto "Language..." troviamo il linguaggio Logo che come tutti sanno e' orientato alla grafica facile, tanto facile che e usato per insegnare i primi fondamenti di programmazione ai bambini. Se a cio' aggiungiamo che il Logo, essendo un linguaggio di programmazione ricorsivo, permet-

Estratto da MCMicrocomputer n° 56, Edizioni Technimedia, Roma
Autorizzazione alla pubblicazione concessa.